Area Archeologica e Antiquiarium di Rocchicella-Palikè
L’altura basaltica di Rocchicella, si trova lungo il fiume dei Margi nei pressi dell’ex lago di Naftia oggi Mofeta dei Palici, azienda privata dedita all’estrazione di CO2 . Nel sito, identificato fin dal XVI sec., sono stati rinvenute le più antiche testimonianze umane del territorio di Mineo. All’età Paleolitica e al Meso hanno restituito strumenti di selce, utilizzati nella caccia e in altre attività di sussistenza, e numerose ossa animali di bos primigenius, hequus hidruntinus e cervus elaphus.
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*PALICI*
Anche il culto dei Palici è da attribuirsi, probabilmente, al periodo
siculo. Si trattava di due gemelli che possono essere considerati come
la personificazione di due sorgenti solforoso-termali il cui sito è
quello del laghetto di Naftia, presso Palagonia (località in provincia
di Catania). Tali fenomeni sono ora cessati, ma furono ampiamente
descritti dagli storici, Diodoro Siculo , Tommaso Fazello e Adolfo Holm
E' probabile che, prima che il mito nascesse dalla fertile fantasia
greca, la genealogia più semplice considera i Palici, figli del dio
siculo Adrano e della ninfa Etna. Il tentativo, da parte di scrittori
greci e romani, di trovare collegamenti e parentele con le divinità
nazionali ha fatto sì che prima, la paternità fosse attribuita ad
Efesto, il dio dei Vulcani, poi, in una successiva rielaborazione, a
Zeus (il Giove romano). Quest’ultimo, tradendo la moglie Era, ebbe una
relazione con la ninfa Talia. La ninfa, rimasta incinta e conoscendo di
cosa sarebbe stata capace la vendicativa Era, decise di chiedere aiuto a
Zeus che la nascose sottoterra, dove, arrivata l'ora del parto, nacquero
i due gemelli.
I Palici furono paragonati ai Dioscuri (nome comune di Castore e
Polluce, anch'essi figli di Zeus), ma anche ai Cabiri di Samotracia.
Questo forse perché alcuni greci consideravano sia i Palici che i Cabri,
figli di Efesto (il dio Vulcano dei Latini), la divinità che
aveva il suo sito all'interno dei vulcani; e vulcanici sono infatti i
crateri che hanno dato origine al culto dei Palici. Gli stessi Dioscuri
sono stati identificati con i Cabiri che erano divinità del popolo dei
Pelasg i quali ne diffusero il culto nell'isola di Samotracia.
Poichè i Dioscuri erano considerati protettori
della navigazione, l'associazione dei Palici con i Dioscuri fece sì che
anche i primi fossero chiamati "dei navigatori" e fossero, quindi,
elevati al ruolo di protettori della navigazione.
/ /I laghi dei Palici in un acquerello del Settecento
Nei pressi del laghetto di Naftia nacque ben presto un santuario,
considerato tra i più antichi e venerati della Sicilia dove si
prestavano solenni giuramenti.
Secondo la leggenda, lo spergiuro veniva punito dagli dei, con la
cecità, o fiamme improvvise lo avvolgevano e lo riducevano in cenere
alla presenza di tutti.
E’ noto come ancora oggi, in alcune parti del meridione (e non solo), si
invochi, in caso di spergiuro, la "/perdita della vista degli occhi"/.
Secondo alcuni il rito consisteva nello scrivere il giuramento su una
tavoletta che poi veniva gettata nel lago. Se la tavoletta galleggiava
il giuramento era vero altrimenti si era alla presenza di uno spergiuro.
E’ probabile che la leggenda nasconda il ricordo di antichi sacrifici
umani che, come afferma l’Holm, nel corso dei secoli si sono mitigati,
sostituendosi l’accecamento all’uccisione.
L’acqua del “/lacus ebullientes” /ed il fatto che i Palici sono
considerate divinità sotterranee, hanno contribuito all’affermazione,
così come avviene per la grotta di Lillibeo (Marsala), della credenza
che il santuario fosse sede di un oracolo. Si narra che, in occasione di
una carestia, l’oracolo dei Palici suggerì ai Siculi di compiere dei
sacrifici in onore di un eroe siculo (Pediocrates). Terminata la
carestia, i siculi “/raccolsero sull’altare dei Palici ogni genere di
biade”/. Di un altare dei Palici, ricco di doni, situato in
un bosco in riva al Simeto, parla, anche, Virgilio (Eneide Lib. IX, 845 e seg.).

( testo estratto da Wikipedia)
(immagini dal Web )
"Pò la Sicilia fari li sò vanti
senza nuddu timuri di cunfrunti...,"( Rakel )